3 Agosto 2022

Unioncamere: imprese femminili sempre più innovative, spinta su digitale e green

Le imprese femminili registrate sul territorio nazionale alla fine di giugno 2022 rappresentano il 22,2% dell’imprenditoria italiana per un totale di circa un milione e 345mila attività. È questo il dato emerso dal V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Si.Camera e il Centro studi Tagliacarne.

Sebbene più piccole rispetto alla media di quelle maschili, spesso più fragili e con meno probabilità di resistere nel lungo periodo, le imprese guidate da una donna sono più propense ad abbracciare la duplice transizione, green e digitale, caldeggiata dalle politiche europee e dal PNRR.

Da un lato, infatti, la fase post-pandemica ha incentivato un ulteriore 14% di imprese femminili ad investire nella digitalizzazione, contro l’11% delle imprese maschili; dall’altro, il 22% delle imprese a gestione femminile ha mantenuto costanti o incrementato gli investimenti in materia di sostenibilità ambientale.

Tuttavia, circa la metà delle imprese femminili ha interrotto gli investimenti ed esclude di volerne avviare altri in futuro.

È vero che le imprenditrici femminili possiedono uno slancio quasi naturale all’innovazione, ma è necessario sostenere tale propensione.

Qualche peculiarità del mondo imprenditoriale femminile in Italia

Quello delle imprese femminili rappresenta un mondo a sé stante nel contesto produttivo italiano, ed è necessario porre l’accento su alcune caratteristiche peculiari per comprendere appieno il fenomeno.

Per prima cosa, le imprese femminili sono concentrate prevalentemente nel settore dei servizi: il 66,9% (a fronte del 55,7% di quelle non femminili).

In secondo luogo, l’imprenditoria femminile nel nostro territorio è costituita per lo più da microimprese: il 96,8% conta fino a 9 addetti (contro il 94,7% di quella maschile).

Inoltre, le imprese guidate da donne operano prevalentemente nelle regioni del Mezzogiorno: il 36,8% (a fronte del 33,7% di quelle guidate da uomini).

Un dato interessante riguarda la questione anagrafica. Rispetto agli uomini, sono molte le giovani donne che scendono di intraprendere un percorso imprenditoriale: il 10,5% ha meno di 35 anni (contro il 7,6% degli uomini).

Inoltre, fondare un’impresa è uno strumento di integrazione efficace, soprattutto per le donne. È questa la ragione per cui le imprenditrici straniere sono più numerose: l’11,8% sul totale delle imprese femminili (a fronte del 10,4% degli uomini).

Un altro indicatore interessante riguarda la costituzione di ditte individuali, in cui le donne superano gli uomini di circa tredici punti percentuali: 61,4% (contro 48,2%).

Il confronto dei dati sulla sopravvivenza di medio e lungo periodo delle imprese femminili e maschili mostra il persistere di una certa fragilità delle prime, dal momento che a tre anni di distanza il 79,3% delle imprese guidate da donne è ancora in attività, contro l’83,9% di quelle guidate da uomini.

D’altro canto, però, l’attitudine ad intraprendere investimenti e percorsi di innovazione lascia ben sperare sui prossimi traguardi che le imprenditrici italiane potranno raggiungere.

Per approfondimenti

V Rapporto Internazionale Imprenditoria Femminile

Fonte: Unioncamere