31 Marzo 2021

Transizione verde e digitale: per le imprese investimenti al palo. Ritardi maggiori al Mezzogiorno

Imprese manifatturiere italiane in ritardo su transizione ecologica e digitale: 2 su 3 sono ancora ai blocchi di partenza e solo il 6% ha già investito in eco-innovazione e digitale. Il Mezzogiorno il più in ritardo con gli investimenti. È quanto emerge da un’indagine di Unioncamere e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

La ripresa economica non può che non passare dalla Transizione ecologica e digitale. Eppure, nonostante le imprese più mature su Green e Digital di fronte alla crisi si stiano mostrando più resilienti e reattive, il manifatturiero sembra essere ancora poco consapevole delle opportunità offerte dalla svolta sostenibile e dall’implementazione di nuove tecnologie.

Lo testimonia un’indagine realizzata da Unioncamere e Centro Sudi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne condotta su un campione di 3.000 imprese.

I risultati

La fotografia sulle imprese manifatturiere non è delle migliori: da un lato, la quota di imprese Green & Digital – che ha investito sia in transizione sostenibile che digitale – si attesta appena al 6%; dall’altro, il 62% delle organizzazioni non ha investito e non ha alcuna intenzione di investire in sostenibilità o Industria 4.0. Il 26% di imprese manifatturiere ha investito in una delle due direzioni; il restante 6%, pur non avendo ancora avviato alcun tipo di investimento, si dice pronta a iniziare il percorso verso la duplice transizione.

Mezzogiorno in ritardo su investimenti verdi e digitalizzazione

È al Sud che si registra il maggiore ritardo: se il tasso di imprese che non ha investito e che non ha intenzione di investire in transizione verde e digitale al Centro-Nord si attesa al 61%, al Mezzogiorno la percentuale sale fino al 66%.

Sempre al Mezzogiorno si registrano tassi più bassi sia rispetto alle imprese che hanno già investito nella duplice transizione (Mezzogiorno 4% vs 7% Centro-Nord) sia rispetto a quelle che si trovano ancora a metà strada perché hanno investito solo in una delle due direzioni (Mezzogiorno 22% vs 27% Centro-Nord).

Tuttavia, per il prossimo futuro lo scenario potrebbe trasformarsi: al Mezzogiorno, infatti, quasi un’impresa su 10 ha dichiarato che ha in programma di investire nella duplice transizione, l’8% sul totale, contro il 5% del Centro-Nord.

Giovani più lontani dalla meta

A oggi, solo il 3% degli imprenditori under 35 ha realizzato la duplice transizione, contro la media nazionale del 6%. Ma tra le stesse imprese giovanili è più elevata sia la quota delle imprese che hanno compiuto almeno un passo verso la transizione verde e digitale (29% vs 26%), sia la quota di quelle che hanno in programma di investire (9% vs 5%).

Imprese Green and Digital più resilienti e reattive su ripresa e occupazione

Le imprese che hanno già compiuto il processo di transizione verde e digitale sono più resilienti e reattive: stando alle previsioni, entro il 2022, il 55% delle aziende tornerà ai livelli produttivi pre-covid. Nel caso delle aziende già mature sul fronte green e digitale, la percentuale sale al 61%.

La quota di imprese che prevedono un aumento dell’occupazione nel 2021 è maggiore tra quelle che hanno investito nella Duplice transizione (11% vs 2% nel caso delle altre imprese). A riprova della portata generale del tema, tale effetto positivo si verifica tanto al Centro-Nord (11% vs 3%) quanto al Mezzogiorno (11% vs 2%).

Investire nella sostenibilità ambientale e nella digitalizzazione, inoltre, sembra ridurre le incertezze sul futuro: la quota delle imprese che è incerta sull’andamento futuro della propria attività produttiva è del 17% tra le imprese che hanno investito su entrambi i fronti, contro il 21% nel caso delle altre imprese.