3 Luglio 2019

SVIMEZ, ricerca su giovani e occupazione: i talenti calabresi emigrano, l’offerta di lavoro qualificato è assente

“I giovani del Sud e della Calabria se ne vanno, studiano sempre meno e lo fanno altrove”. Lo si legge nella ricerca SVIMEZ sulle condizioni e le aspirazioni dei giovani calabresi,  Calabria Regione Aperta: verso la “Rete dei Giovani Talenti”. Tante le potenzialità, ma la situazione rimane negativa: la mancanza strutturale di occasioni di lavoro qualificato, il calo delle nascite e il progressivo invecchiamento scoraggiano la spinta innovativa dei giovani imprenditori del territorio

“La regione si sta privando delle forze più giovani e qualificate, sulle quali fondare un solido processo di sviluppo economico, sociale e demografico”. Questa, la triste constatazione emergente dalla Ricerca “Calabria Regione Aperta: verso la Rete dei Giovani Talenti”, condotta da SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – sulle aspirazioni dei giovani calabresi e sulle opportunità a loro offerte dal tessuto economico e sociale della Regione. Un quadro di luci e ombre, quello disegnato dall’indagine, che se da un lato vede le nuove generazioni calabresi animate da un grande attivismo e spinte dal desiderio di fare imprenditoria, dall’altro deve fare i conti con i grossi limiti strutturali con cui la Regione li costringe a scontrarsi. A pesare in modo più significativo,  la scarsità di lavoro qualificato, l’incapacità del sistema produttivo di aprirsi all’innovazione e il drastico calo delle nascite accompagnato da un repentino invecchiamento della popolazione regionale.

“Le conseguenze? Un “circolo vizioso” di ulteriore indebolimento del sistema formativo e universitario meridionale – scrive SVIMEZ – che invece di produrre trasformazioni virtuose, finisce per “adagiarsi” su un sistema produttivo e un contesto sociale indebolito e con scarsa capacità di innovazione”. Istruzione e produzione, trasferimento tecnologico, sviluppo della cultura dell’innovazione, queste le chiavi indicate dalla ricerca per spezzare il circolo vizioso in cui è incastrata la Regione e far ripartire sviluppo e crescita. Bisogna valorizzare le potenzialità del territorio, prime tra tutte, lo spirito imprenditoriale dei giovani calabresi e il sostegno offerto dalle strutture universitarie, nonché  puntare sui settori più promettenti investendo, ad esempio, su enogastronomia, beni culturali e ambientali, turismo, centri storici, sistema moda, filiera del legno e imprenditoria sociale.

Le criticità in Calabria non mancano, ma la ricerca mette in luce anche tanti elementi positivi da cui partire per favorire crescita ed innovazione. In questo scenario si colloca la proposta di  SVIMEZ di dar vita ad una “rete di talenti della Calabria per la Calabria”, una vera e propria “rimessa di know how” pensata per favorire lo scambio di conoscenze e di buone pratiche e la diffusione di una cultura delle politiche di innovazione attraverso lo sfruttamento delle reti telematiche e digitali. Si tratta di una banca dati di giovani talenti operanti nel campo dell’innovazione tecnologica, ambientale, sociale ed istituzionale, emigrati dal Mezzogiorno verso il resto d’Italia o all’estero. L’idea di base è quella di costruire un “network di competenze” che favorisca lo scambio di sapere tra i giovani calabresi che lavorano fuori e quanti sono rimasti e intendono crescere ed operare nella propria Regione.

LA RICERCA:

L’indagine condotta si basa sulle testimonianze di un campione significativo di giovani laureandi e dottorandi della Calabria sulla figura imprenditoriale. Nello specifico, sono stati ascoltati 383 giovani (223 donne e 160 uomini), provenienti dall’Università Magna Graecia di Catanzaro (166), dall’università degli Studi Mediterranei di Reggio Calabria (117) e dall’Università della Calabria (100).

Un dato emerge in modo chiaro ed immediato: ai giovani calabresi piace fare imprenditoria. Il 39% degli intervistati, infatti, ha espresso il desiderio di  svolgere un lavoro autonomo che gli consenta di sviluppare le proprie idee innovative; il 31%, invece, preferirebbe lavorare come dipendente. Tra i giovani desiderosi di intraprendere un lavoro autonomo, il 25% sogna di avviare una carriera da imprenditore creando una propria impresa. Dati incoraggianti dunque, che pongono l’accento sull’operosità delle giovani generazioni calabresi e che trovano conferma in una Calabria al primo posto tra le regioni del Mezzogiorno per imprese giovanili (12,8% sul totale), seguita da Campania (12,6%) e dalla Sicilia (11,8%). Lo spirito imprenditoriale e la spinta innovativa dei giovani abitanti del territorio sono inoltre testimoniati dalle 200 start up innovative attive in Calabria, di cui 39 a prevalente partecipazione giovanile (under 35). L’imprenditoria giovanile calabrese sembra trovare particolare sbocco nella produzione software (13), nell’attività di informazione ed altri servizi (6), nella ricerca e sviluppo (5) e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (4). Il primato per startup innovative a più alto tasso di partecipazione giovanile spetta alla provincia di Cosenza: sul territorio cosentino si contano 19 startup, di cui 5 a Rende e 3 a Cosenza. Al secondo posto, la provincia di Catanzaro con 9 startup (di cui 7 a Lamezia Terme), seguita dalla provincia di Reggio Calabria con 8. Fanalini di coda, Crotone con 2 e Vibo Valentia con 1. A favorire la nascita e lo sviluppo di questa nuova forma di imprenditoria, i 34 spin off dell’Università della Calabria al secondo posto nel Mezzogiorno dopo l’Università del Salento in cui se ne contano 37.  Nonostante nella Regione non esista alcun incubatore certificato, l’Università della Calabria ha dato vita ad un incubatore non certificato per startup innovative che attualmente ospita 10 startup. Inoltre, da alcuni rapporti dal 2009 al 2017 si evince una buona capacità da parte delle startup della regione nell’ottenere investimenti attirando venture capital da investitori di tutta Italia e non solo.

Accanto ai dati più incoraggianti, emergono però numeri che fanno preoccupare. Le maggiori criticità nella spinta alla crescita e all’innovatività della Regione, sembrano essere legati alle variazioni demografiche che negli ultimi decenni stanno interessando la popolazione calabrese. A far preoccupare, in particolare, la diminuzione dei nuovi nati e il repentino aumento dell’invecchiamento. Stando ai dati riportati dalla ricerca, nel 2017 sono nati in Calabria 15.679 bambini, 357 in meno rispetto all’anno precedente, l’ammontare più basso mai raggiunto dalla regione in oltre 150 anni di storia unitaria. Il 2017 è stato anche il primo anno in cui tutte le province della Calabria hanno avuto un calo della popolazione: perfino Crotone, che fino a un anno prima si era distinta per i suoi ritmi di crescita e una popolazione relativamente più giovane, mostra un primo segno di cedimento, con la popolazione che si riduce di circa 500 persone. Inoltre, l’invecchiamento demografico, negli ultimi decenni, ha subito una repentina impennata tanto che l’età media della popolazione è aumentata dai 35,9 anni del 1991 ai 43,9 del 2016.  Il numero di persone con più di 65 anni rimane inferiore alla media del Centro-Nord (20,9% contro 23,3%), ma superiore pur di poco al Mezzogiorno (20,5%). Tra le province calabresi, Cosenza mostra i segni di un più accentuato invecchiamento della popolazione (44,6 anni) mentre la provincia di Crotone risulta la più giovane, con un’età media di 42,2 anni.

Negative anche le osservazioni rispetto alle migrazioni. Tutte le province della Calabria hanno presentato un saldo migratorio interno negativo, in accentuazione rispetto al 2016. Dal Duemila hanno lasciato la Calabria poco meno di 113.600 residenti, trasferiti prevalentemente in una regione del Centro-Nord (98.000), ma anche all’estero (15.000) e molto meno in un’altra regione del Sud (meno di mille). Stando alle previsioni dell’ISTAT, le tendenze in corso, implicherebbero per la Calabria una perdita tra il 2017 e il 2065 di quasi mezzo milione di persone (quasi un quarto di quella attuale). Le regioni del Centro-Nord che attraggono più lavoratori residenti in Calabria sono Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. Inoltre, ad emigrare, non sono solo lavoratori ma anche studenti calabresi.  Solo il 55% (circa 39 mila) dei residenti studia in atenei della Calabria. Le università più ambite sono quelle del Centro-Nord.

Interessante anche la fotografia scattata al mercato del lavoro e all’occupazione. “Il prolungarsi, sia pur in rallentamento, dell’intonazione positiva dell’attività economica nel corso del 2018 – sottolinea SVIMEZ – ha parzialmente attenuato gli squilibri indotti dalla lunga fase recessiva sul mercato del lavoro. La Calabria si caratterizza per una ripresa incerta, a sprazzi, che prende vigore solo sul finire del 2016. Circa la metà dei 62 mila occupati persi nel corso della fase recessiva è stata recuperata. Il tasso di occupazione regionale si è attestato al 42,2% nel 2018. Il numero degli occupati nella media del 2018 in Calabria è risultato pari a 551 mila unità circa 14 mila unità in più rispetto all’anno precedente, pari al +2,6%. L’aumento dell’occupazione ha riguardato soprattutto la provincia di Reggio Calabria e di Cosenza, di più gli uomini (+2,9% a fronte del +2,2% delle donne). Continua a crescere per il secondo anno consecutivo l’occupazione giovanile fino a 34 anni (+12,4%, +4,9 nel 2017), in aumento anche gli occupati con 50 anni e più (+2,8, +4,1% nel 2017). Positivi i dati relativi a lavoro a tempo pieno  (+2,9%) e part time (+1,6%). Il settore più dinamico della Regione è sicuramente quello agricolo che fa registrare un incremento dell’occupazione pari al 7,7%; segue quello dei servizi con un +2,5%; in crisi quello industriale, protagonista di una flessione dello 0,9%.

Il tasso di disoccupazione si è attestato al 21,6% nel 2018 e rimane molto alto in tutte le province. A far registrare il livello più alto è Crotone (27,6%) mentre il più basso si individua in provincia di Vibo Valentia (14,9%). Particolarmente grave è la disoccupazione giovanile (15 – 24 anni) che in provincia di Cosenza si avvicina al 70%.

In netto aumento la percentuale di persone in cerca di occupazione. Nel 2018, in media, sono 152 mila le persone alla ricerca di un lavoro contro gli 80 mila contati nel 2008. Elevato anche il numero dei cosiddetti Neet, giovani tra i 15 e i 34 anni che ne studiano e né lavorano e che oggi, in Calabria, sono circa 178mila, con un’incidenza sul totale della popolazione in età corrispondente del 39,3% (2018). Della categoria, solo 65 mila sembrano essere alla ricerca di un impiego, i restanti 113 mila sono scoraggiati dalla convinzione che la Calabria non offra posti di lavoro qualificati e adeguati. Il 60% di questi giovani è diplomato o laureato. Stando ai dati, la crisi ha determinato un aumento di circa il 38% dei giovani disoccupati con un alto livello di istruzione.

Tra i comparti più produttivi della regione, spiccano il sistema moda, la filiera del legno  e l’imprenditoria sociale. In Calabria, il sistema moda fa contare oltre 100 imprese con più di 100.000 euro di fatturato. Nella filiera del legno-arredo già operano 1.500 imprese con circa 3.200 addetti che rappresentano il 13% delle imprese.  Nella regione, si esporta per 3,3 milioni nel settore legno e per 4,3 milioni nell’arredo. Sono in corso progetti di ricerca per valorizzare piante, come il castagno, il faggio, l’abete bianco, ma anche la ginestra, una pianta spontanea che cresce in tutto il Mediterraneo. Nel solo Parco dell’Aspromonte sono stati censiti e localizzati 5.000 ettari di ginestreti.

Ricco di potenzialità di crescita anche il settore turismo: nonostante un decremento delle visite, si segnalano buone pratiche e casi di successo. Incoraggianti le percentuali di visite relative al Museo di Reggio Calabria, al Museo e al Parco archeologico della Sibaritide. In crescita i flussi turistici verso centri storici quali Belmonte, o mete estive come Vibo e Tropea. Ad apprezzare l’offerta turistica della Regione, anche il New York Times che ha inserito la Calabria tra le 50 mete del 2017, principalmente per motivi legati alla gastronomia.