La tecnologia è destinata a trasformare in modo radicale il mondo del lavoro. Ma cosa ne pensano i dipendenti? Come stanno affrontando la transizione verso il digitale? Cosa si aspettano per il futuro? Lo ha chiesto Ricoh a circa 3.000 lavoratori di tutta Europa, nella ricerca “The Future of Work”. Qui i principali risultati.
L‘innovazione avanza sempre più velocemente e la tendenza sembra essere destinata a proseguire anche negli anni a venire. Digitalizzazione e implementazione tecnologica rappresentano per le aziende processi inevitabili e irrimediabilmente connessi a grandi vantaggi in termini di competitività, crescita e innovazione.
I lavoratori sono oggi chiamati a fare i conti con le radicali trasformazioni connesse al ricorso di tecnologie di ultima generazione che puntano ad eliminare le attività ripetitive per spostare l’attenzione su processi e valore. Ad essere chiamati in causa, sono molteplici aspetti del mondo del lavoro: dalle attività svolte, le competenze richieste, l’organizzazione del lavoro, fino al modo di interagire con i colleghi, di vivere e di muoversi negli ambienti di lavoro.
Non un semplice cambiamento, ma una vera e propria transizione verso metodi di lavoro lontani da quelli tradizionali che fanno di collaborazione e flessibilità i fattori centrali.
Ma qual è la percezione che i dipendenti hanno di questa fase di transizione verso una digitalizzazione piena? Alla domanda, ha tentato di rispondere la ricerca “Future of Work” 2019 promossa da Ricoh Europa e realizzata da Arup, società di progettazione e consulenza, coinvolgendo 3.000 lavoratori di Paesi quali Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Olanda.
I risultati mostrano dipendenti pronti a riconoscere le grandi opportunità derivanti dall’introduzione di nuove tecnologie in azienda ma che, al contempo, richiamano come fattore abilitante la responsabilità delle stesse aziende di aiutare il personale a migliorare e ampliare le proprie competenze, per consentirgli di stare al passo con il cambiamento.
Emerge, inoltre, la convinzione che le aziende, grazie alla tecnologia, possano esercitare un ruolo determinante nella risoluzione di problematiche sociali.
La responsabilità delle aziende nella formazione
Il 61% del campione intervistato, si dichiara ottimista rispetto all’introduzione delle nuove tecnologie negli ambienti di lavoro e convinto della loro capacità di generare impatti fortemente positivi, soprattutto in termini di flessibilità e collaborazione.
Circa il 77% dei lavoratori coinvolti afferma di avere le competenze necessarie per affrontare la trasformazione digitale all’interno della propria azienda per i prossimi dieci anni. È forte tuttavia la consapevolezza che, senza il sostegno delle aziende, la transizione verso la digitalizzazione del lavoro sarà più lenta e traumatica, soprattutto nell’ambito di intelligenza artificiale e robotica.
Si attesta all’81%, infatti, la percentuale di dipendenti convinti che spetti proprio alla aziende intervenire sull’aggiornamento delle competenze del personale, attraverso la messa a disposizione di attività di formazione e di tutti gli strumenti necessari per operare in contesti di lavoro sempre più automatizzati e digitalizzati.
Dalla ricerca, inoltre, sembra emergere un altro fondamentale aspetto: il 74% dei lavoratori intervistati ritiene che l’automazione delle attività, resa possibile dalle tecnologie, sia in grado di garantire loro un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e personale.
Inoltre, due terzi (65%) si aspettano che la propria azienda dia il proprio contributo per la risoluzione di problematiche sociali investendo sulla sostenibilità dei prodotti e dei processi.