Per l’Italia, il quadriennio 2021/2024 sarà all’insegna della ripresa. Lo storico divario tra Nord e Sud si assottiglia grazie ad andamenti territoriali omogenei, ma il Mezzogiorno resta comunque meno reattivo e pronto. Pesano, soprattutto, le dinamiche salariali e occupazionali. Fondamentale il PNRR per invertire la rotta. Questi alcuni dei dati contenuti nel nuovo rapporto “L’economia e la società del Mezzogiorno” pubblicato da Svimez.
Le previsioni 2021/2024
Dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, marcando una profonda differenza rispetto ai disallineamenti del passato, la SVIMEZ prevede che nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%.
Il rimbalzo ci sarà per l’intero territorio italiano, ma con il Mezzogiorno che resta comunque, pur in un quadro generalizzato di ripresa economica, meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori, le esportazioni e gli investimenti.
L’export ha un effetto propulsivo più ampio nel Centro-Nord (+14,3% al Sud, + 16,5% nel resto del Paese). Gli investimenti in costruzioni, accelerano in entrambe le aree (+14,8% al Sud, +15,8% al Centro-Nord) ma tendono ad avere un impatto di traino all’economia più significativo al Sud.
Nel 2022 la SVIMEZ prevede un aumento del Pil del +4,2% al Centro-Nord e del +4% nel Mezzogiorno. Nel biennio 2023/2024 prevediamo al Sud rispettivamente +1,9% il primo anno e +1,5% il secondo, mentre nel Centro-Nord il Pil crescerebbe del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024.
Il mercato del lavoro
Nel quadriennio l’impatto relativamente maggiore delle manovre di finanza pubblica e del PNRR al Sud rispetto al Centro-Nord, dovrebbe impedire al divario di riaprisi. Ma la debolezza dei consumi, conseguente alla dinamica salariale piatta (15,3% di dipendenti con bassa paga nelle regioni meridionali rispetto a 8,4% in quelle centro settentrionali), al basso tasso di occupazione e all’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro meridionale con il ricorso al tempo determinato per quasi 920 mila lavoratori meridionali (22,3% al Sud rispetto al 15,1% al Centro-Nord) e al part time involontario (79,9% al Sud contro 59,3% al Centro-Nord), frenerebbe la crescita.
La SVIMEZ stima che, dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali. Di qui l’indispensabilità di un ruolo attivo delle policy.
Il contributo del PNRR
Dei quasi 15 punti di crescita previsti per l’Italia nel quadriennio, ben 7 sono riconducibili alla policy. L’effetto delle misure è maggiore al Sud, dove il contributo offerto dagli interventi copre il 58,1% della crescita cumulata nel quadriennio 2021/2024, contro il 45% nel Centro-Nord.
Per saperne di più
Rapporto SVIMEZ 2021. L’economia e la società del Mezzogiorno.
Fonte: SVIMEZ