I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. È questa l’amara fotografia scattata dall’ong britannica Oxfam, sulle disuguaglianze sociali nel mondo. In Italia, il 70% della ricchezza nazionale è in mano al 20% più ricco della popolazione. Il Paese è bloccato, “l’ascensore sociale” non funziona.
I 2.153 “potenti” del mondo, controllano un patrimonio combinato superiore a quello di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. È quanto fotografato da Oxfam – confederazione di no profit dedicate alla riduzione della povertà mondiale – nel rapporto “Time to Care” sulla distribuzione della ricchezza a livello globale.
Emerge un quadro fatto di profonde e drammatiche disuguaglianze che, seppur con diverse gradazioni e sfumature, sembra non risparmiare nessun Paese, neppure il nostro.
Nel confronto con l’Europa, l’Italia risulta addirittura la peggiore per ampiezza del gap tra le nazioni più popolose.
Nel Paese, a metà del 2019, la ricchezza italiana netta ammontava a 9.297 miliardi di euro, in calo dell’1% rispetto al giugno 2018. Il 20% più ricco degli italiani deteneva quasi il 70% della ricchezza nazionale, il successivo 20% era titolare del 16,9% del patrimonio nazionale, mentre il 60% più povero possedeva appena il 13,3% della ricchezza del paese.
Il 10% più ricco della popolazione italiana (in termini patrimoniali) possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.
La forbice che separa i ricchi dai più poveri continua ad allargarsi con un divario che si fa sempre più marcato e profondo soprattutto al Sud, dove la differenza tra le fasce di reddito arriva anche a 7,4 volte.
È la fotografia di un “Paese bloccato” e fortemente polarizzato, dove il cosiddetto “ascensore sociale” rimane fermo. In Italia, le condizioni socio-economiche si tramandano di generazione in generazione: i ricchi sono figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri.
Il destino delle giovani generazioni è scritto in partenza: un terzo dei figli di genitori più poveri è destinato a rimanere fermo nella fascia di reddito più bassa; mentre il 58% dei figli di genitori più ricchi, si mantiene su una fascia alta.
Non aiuta la condizione di precarietà in cui versano i giovani occupati: oltre il 30% guadagna meno di 800 euro al mese e il 13% degli under 29 è in “povertà lavorativa”.
Preoccupano anche i dati sulle donne: in Italia l’11,1% non hai mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli (+3,7% della media UE) e quasi una madre su due tra i 18 e i 64 anni (il 38,3%) e con figli under 15 è stata costretta a modificare alcuni aspetti della propria professione per conciliare famiglia e lavoro.