16 Luglio 2019

L’Europa campione di innovazione, ma gli ostacoli non mancano: servono competenze, cultura e network aziendali

L’innovazione in Europa è viva più che mai, lo testimoniano la cifra record di 105.635 brevetti registrata nel 2017  e l’88% delle imprese pronte ad incrementare gli investimenti. Lo si legge in “L’innovazione in Europa 2019” l’indagine su aziende europee e tecnologie digitali condotta da Deloitte: Analytics e Cloud i settori di punta; ad innescare le attività di innovazione, l’avvento di nuove tecnologie e il cambiamento demografico; rimane da lavorare su cultura digitale, competenze tecniche e costruzione di network aziendali

L’innovazione è la priorità strategica per le imprese di tutta Europa. Lo scrive Deloitte, azienda di servizi di consulenza e di revisione tra le quattro più grandi al mondo, nell’indagine “L’innovazione in Europa: un’indagine sulle aziende europee e su come le tecnologie digitali possono valorizzare l’innovazione in chiave strategica“, tesa ad investigare il punto di vista delle aziende europee sui temi dell’innovazione e sul modo in cui le tecnologie digitali possano valorizzarla in chiave strategica. L’obiettivo è quello di individuare gli elementi alla base del processo di innovazione, gli ostacoli per le aziende e le implicazioni per la forza lavoro del futuro.

Spetta ancora all’Europa il riconoscimento di primo centro di innovazione al mondo. Basti pensare che, nel 2017, l’Ufficio Brevetti Europeo ha registrato ben 105.635 brevetti, il doppio rispetto a dieci anni fa. Il Vecchio Continente, inoltre, primeggia su 7 delle 10 categorie individuate nelle registrazioni dei nuovi brevetti. Secondo a Stati Uniti e Asia solo rispetto a tecnologia informatica e della comunicazione digitale, settori chiavi sui quali tuttavia è indispensabile recuperare. Stando all’indagine, infatti, solo un’impresa su tre sfrutta tutti e dieci e tipi di innovazione: il dato evidenzia lacune nella strategia e il pericolo che le aziende si lascino sfuggire importanti occasioni. Nonostante i buoni risultati ottenuti, le aziende europee sono oggi chiamate ad innovare in modo più efficiente ed economico per rispondere efficacemente alle crescenti aspettative di clienti e stakeholders.

A rispondere all’indagine, un campione di 760 aziende europee provenienti da 16 Paesi e appartenenti a 20 settori di attività. Il primo e più importante dato, riguarda la consapevolezza in merito all’importanza strategica dell’innovazione: la percentuale di imprese che prevede di aumentare il budget dedicato è  pari all’88%, mentre il 12% intende mantenerlo allo stesso livello.

“Molte aziende pensano che innovare significhi includere le nuove tecnologie in un prodotto o adattare il processo produttivo. In realtà questa definizione di innovazione è molto restrittiva” –  commenta in una nota Francesco Iervolino, Partner di Officine Innovazione di Deloitte. “Infatti, l’innovazione nel canale, nel brand ma anche nei sistemi di prodotti è trascurata da molte aziende europee. La natura multidimensionale dell’innovazione, invece, dovrebbe essere incentivata per giovare all’intera catena di creazione di valore. In quest’ottica, un maggiore impatto è possibile se si allargano gli orizzonti geografici e di business, puntando sull’espansione delle attività al di fuori del proprio paese e calando l’innovazione sulle diverse funzioni aziendali. Lo hanno capito le aziende in ambito tecnologico, che adottano in modo trasversale l’innovazione, mentre per le imprese attive in ambito chimico, energetico e della salute ci sono ampi margini di miglioramento”.

 

Tra i principali driver delle attività di innovazione nelle aziende, l‘avvento delle nuove tecnologie (92% delle aziende), domanda da parte di consumatori sempre più informati ed esigenti (86%) e cambiamento demografico (72%), fattore particolarmente avvertito da aziende italiane (88%) e tedesche (75%), due paesi con le popolazioni più vecchie al mondo.

Analytics (90%) e Cloud computing (62%) si classificano tra i settori che raccolgono la quota di investimenti  maggiori. Al terzo posto, l’intelligenza artificiale (43%) destinata ad apportare vantaggi a due imprese su tre nel settore assicurativo, e a una su due nei settori di prodotti e servizi industriali, retail e tecnologia. Crescente l’attenzione anche verso la realtà virtuale e aumentate (38%) e l’automazione robotica e dei processi (36%), soprattutto nel settore bancario (45%) e in quello della salute (50%). Aziende di prodotti e servizi industriali 852%9, imprese di retail (50%) e operanti nel settore della tecnologia (38%) punteranno invece nella blockchain.

Il lungo percorso verso l’innovazione si presenta carico di domande per il futuro, nodi da sciogliere e difficili ostacoli da superare. Non pochi, ad esempio, sono i timori rispetto ad implementazione tecnologica e occupazione. La maggior parte delle aziende europee non percepisce le tecnologie come una minaccia: il 41% prevede addirittura un incremento dell’organico a tempo pieno, mentre il 29% stima che non ci saranno variazioni. Tra i più ottimisti, Italia e Regno Unito, convinti della necessità di incrementare la quantità di risorse umane in azienda. Un 23%, però,  pensa ancora che la tecnologia condurrà ad una diminuzione dei dipendenti. A risentirne maggiormente il settore energetico (40%) e quello assicurativo.

Tra le sfide più difficili da superare, la mancanza di cultura digitale – segnalata dal 34% delle aziende intervistate – la sicurezza dei dati (30%), la carenza di competenze tecniche e di fornitori di soluzioni tecnologiche avanzate che favoriscano l’implementazione digitale. Guardando alle imprese italiane, il 32% lamenta la difficoltà di accedere a personale con competenze tecniche e sul 22% pesa la mancanza di sostegno da parte del governo.

Digitalizzare le imprese è ormai indispensabile. Ma la digital trasformation non passa solo ed esclusivamente dall’implementazione tecnologica, bisogna ancora lavorare sulla formazione di profili professionali specializzati in grado di guidare in modo efficace il processo innovativo aziendale, nonché sulla costruzione di un network aziendale a sostegno dell’integrazione di idee, sistemi, realtà produttive. Eppure, l’importanza degli ecosistemi sembra essere ancora sottovalutata in Europa. Come sottolineato dall’Innovation Leader di Deloitte Central Mediterranean Andrea Poggi, “solo il 28% delle imprese europee investe in start-up o collabora con università e centri di ricerca, mentre appena il 31% interagisce con start-up attraverso acceleratori aziendali. Se implementati, gli ecosistemi aziendali offrono rapido accesso alle nuove conoscenze velocizzando i processi innovativi e accrescendo le capacità di innovazione interne.”