I giovani tra i più colpiti dalle conseguenze economiche della crisi pandemica: nel 2022 il numero totale di giovani disoccupati raggiungerà i 73 milioni, un dato di gran lunga superiore a quello del 2019. Sono i numeri del Rapporto sulle tendenze globali dell’occupazione giovanile 2022 pubblicato dall’OIL.
La pandemia ha moltiplicato le difficoltà che i giovani incontrano nel mercato del lavoro, protagonisti fin dall’inizio del 2022 di una perdita occupazionale di gran lunga più elevata rispetto a quella degli adulti. È quanto emerge dal Rapporto Global employment trends for youth 2022 pubblicato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro che mostra un quadro poco incoraggiante per i giovani.
Qualche dato…
Preoccupante il dato sui Neet, il tasso globale di giovani senza lavoro, istruzione e formazione, che all’indomani della pandemia raggiunge il 23,3%, il livello più alto degli ultimi quindici anni.
Si prevede che nel 2022 il numero totale di giovani disoccupati raggiungerà i 73 milioni, in diminuzione rispetto allo scorso anno (75 milioni), ma di gran lunga superiore a quello registrato nel 2019.
L’analisi effettuata evidenzia come la condizione di estrema fragilità che caratterizza, oggi, i giovani che perdono il lavoro, fa sì che essi accettino ruoli poco qualificati e mal retribuiti, provocando ricadute notevoli sulla produttività.
Anche il mondo dell’istruzione ha risentito sensibilmente della pandemia, condannando circa 1,6 miliardi di studenti, per la maggior parte studentesse, a disuguaglianze intergenerazionali e intragenerazionali difficili da colmare.
Una speranza dalle “new economy”
Ad invertire la rotta saranno, nell’immediato futuro, le cosiddette “nuove economie”, settori orientati al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e che porteranno alla creazione di circa 8,4 milioni di posti di lavoro per i giovani entro il 2030.
Una menzione merita la care economy, che assisterà ad un crescente impegno da parte dei giovani, soprattutto delle giovani donne, che scelgono di lavorare nel settore della sanità, dell’istruzione o dell’assistenza alla persona.
Gli investimenti nei settori appena citati comporteranno migliori condizioni di lavoro, in termini di contratto, sicurezza e parità retributiva.
Il Rapporto mostra, infine, come la grande spinta nei confronti delle economie digitale, creativa e green porterà il PIL globale ad una crescita di 4,2 punti percentuali, con un aumento di circa 139 milioni di posti di lavoro, 32 milioni destinati ai giovani.
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