A seguito della pandemia Covid-19 che ha innescato la grave crisi in corso, la Commissione europea, con i due Regolamenti (UE) 2020/460 e 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio, ha introdotto ampi margini di flessibilità nei regolamenti dei fondi strutturali, finalizzati a favorire l’utilizzo delle risorse europee in funzione di contrasto all’emergenza sanitaria, economica e sociale.
Questa possibilità di riprogrammazione è il risultato di una lunga e fruttuosa interlocuzione intrattenuta con la Commissione Europea e, in particolare, con la Commissaria Elisa Ferreira, il Commissario Paolo Gentiloni e il Vicepresidente Timmermans.
Per entità, dimensione finanziaria ed effettiva semplificazione procedurale si tratta della più importante riforma della Politica di Coesione degli ultimi dieci anni e va pressoché totalmente nella direzione da sempre sostenuta dall’Italia (con governi di qualsiasi colore politico) a livello europeo.
Non va dimenticato, infatti, che la Politica di Coesione rappresenta – ora con Next Generation EU – la principale leva di investimento pubblico europeo. Per il Sud, nel corso degli ultimi decenni ha rappresentato l’unica fonte stabile di intervento, a fronte del progressivo disinvestimento pubblico nazionale sul riequilibrio territoriale, l’innovazione e l’inclusione.
La riprogrammazione per rispondere all’emergenza Covid-19 ha rappresentato l’occasione per recuperare credibilità e fiducia su una politica essenziale per un Paese segnato da gravi divari territoriali che minano la capacità di riavviare uno sviluppo robusto, durevole, sostenibile. Questa occasione non è andata sprecata: da un lato, era necessario mobilitare il maggior numero di risorse per rispondere all’emergenza sanitaria, economica e sociale, individuando le misure orizzontali su cui concentrare tali risorse, sulla base delle loro caratteristiche di efficacia e di più semplice rendicontabilità sui programmi europei; dall’altro, rafforzare gli interventi sul piano territoriale, sulla base delle specifiche priorità locali determinate dall’emergenza Covid-19, ma evitando la dispersione di interventi a pioggia o particolaristici, nell’ambito di precise linee guida nazionali.
Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, grazie al lavoro preparatorio che il Dipartimento delle Politiche di coesione, l’Agenzia per la coesione territoriale e le Autorità di gestione hanno condotto, ha sottoscritto un accordo con i Ministri gestori di fondi europei e accordi con le singole Regioni, per massimizzare le risorse europee da utilizzare per l’emergenza.
Questi accordi, anche attraverso un dispositivo normativo di “garanzia”, preservano i principi cardine della coesione: la salvaguardia degli interventi già previsti nei programmi di intervento concordati con la Commissione e il partenariato economico e sociale; il mantenimento del vincolo di destinazione territoriale delle risorse, che impedisce ciò che è sempre avvenuto nelle crisi precedenti, e cioè che le misure anticongiunturali fossero finanziate con risorse già destinate alle regioni meno sviluppate.
Si tratta non di una semplice riprogrammazione, ma di una fortissima accelerazione della spesa, nella maggior parte dei casi a livello nazionale già effettuata. Grazie alla riprogrammazione utilizziamo almeno 10,4 miliardi di fondi strutturali europei per l’emergenza nel 2020.
Complessivamente, abbiamo raggiunto la quota di risorse da riprogrammare riprogrammare già stimate dalla Commissione. Il percorso di riprogrammazione sia sul FESR che sul FSE ha superato le aspettative con i Ministeri, raggiungendo il valore di 5,4 miliardi a valere sui PON. Mentre con le Regioni, si è attestato intorno ai 5 miliardi, a valere sui POR. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale ritiene che ci siano ulteriori margini in particolare su alcuni Programmi nazionali e su alcuni Programmi regionali (ad esempio quelli della Sicilia e della Sardegna).
In conclusione, questo lavoro ha consentito di impiegare utilmente risorse per l’emergenza, di accelerare fortemente la spesa al fine di recuperare uno storico ritardo, di riacquistare credibilità in Europa (utile anche alla luce dell’impegnativo negoziato sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale e sul programma Next Generation EU condotto appena pochi giorni fa dal Presidente del Consiglio), avendo riprogrammato la mole di risorse più grande a livello europeo.
Riprogrammazione Programmi Operativi Nazionali (PON)
Grazie a un lavoro condiviso con tutti i Ministeri titolari di Piani Operativi Nazionali (Interno, Cultura, Scuola, Ricerca, Sviluppo Economico, Trasporti, Lavoro) e al contributo del Fondo Sviluppo e Coesione, è stato possibile riorientare alcune importanti politiche nazionali in favore di interventi per fronteggiare l’emergenza e preparare la ripartenza.
Il MISE, per esempio, ha riprogrammato 1,480 miliardi di euro in favore del Fondo Centrale di Garanzia, il MUR 653,2 milioni a favore di interventi connessi all’emergenza Covid-19 tra cui l’esonero dalle tasse universitarie, le spese per l’adeguamento dei plessi universitari e l’acquisizione di nuove attrezzature, il MI, allo stesso modo, 731 milioni per interventi simili e per la didattica a distanza. Il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione 188 milioni per sostenere gli straordinari delle forze di polizia, la sanificazione dei mezzi e l’acquisto di nuove tecnologie per la sicurezza sanitaria nei luoghi pubblici.
Di seguito i dati completi per ogni Programma Operativo Nazionale (in milioni di euro)
Riprogrammazione Programmi Operativi Regionali (POR)
La riprogrammazione con le Regioni è stato il frutto di un complesso negoziato, alla fine del quale abbiamo valorizzato l’autonomia delle scelte regionali ma nel quadro di precise indicazioni nazionali per rafforzare l’efficacia degli interventi. Con l’Accordo le Regioni hanno concorso a misure nazionali, per la parte di cui hanno beneficiato i rispettivi territori, o prevedono misure addizionali sulla base delle esigenze specifiche, nel quadro di priorità condivise.
Ecco le cinque linee guida nazionali, con la previsione delle misure che le singole Regioni possono rendicontare anche al 100% con contributo comunitario:
- Emergenza sanitaria: spese sostenute da Centrali di committenza nazionali per l’acquisto di apparecchiature e materiali sanitari (Dipartimento Protezione Civile, Consip, Struttura Commissariale) e da Centrali di Committenza Regionali nonché da Agenzie regionali di Protezione civile e da Aziende dei Servizi sanitari regionali; Assunzione di personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale; aree sanitarie temporanee; rafforzamento di reti e presidi territoriali per la salute;
- Istruzione e formazione: acquisto di beni e attrezzature per gli istituti e per i beneficiari finalizzato al superamento del divario digitale nell’accesso all’istruzione e alla formazione professionale (ad esempio laptop, software, e spazio digitale su server), adeguamento delle strutture o competenze nel mondo della scuola e delle istituzioni formative regionali;
- Attività economiche: istituzione o rafforzamento della dotazione di sezioni regionali del Fondo Centrale di Garanzia per il finanziamento di misure di garanzia per il sostegno al capitale circolante, di garanzia a sostegno della moratoria dei debiti delle imprese, per la concessione di prestiti a lungo termine a tassi agevolati; di garanzia anche attraverso i Confidi regionali per l’abbattimento dei tassi di interesse, ovvero rafforzamento di strumenti finanziari regionali finalizzati a sostenere la liquidità delle imprese e/o già attivati per sostenere soggetti con difficoltà di accesso al credito ordinario derivanti dall’emergenza da Covid 19, nonché strumenti previsti nell’ambito del temporary framework per sovvenzioni a fondo perduto a favore delle imprese e dei lavoratori autonomi;
- Lavoro: Sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti del settore privato mediante finanziamento di ammortizzatori sociali e di strumenti di conciliazione fra lavoro, formazione e cura dei minori; sviluppo del lavoro agile; indennità di tirocinio;
- Sociale: aiuti alimentari per i Comuni di medio-piccole dimensioni; servizi di sostegno e cura per le persone in condizione di fragilità aggravata dalla crisi; sostegno alle fasce sociali a rischio tramite operatori del Terzo Settore.
In sintesi, questi sono i dati delle riprogrammazioni regionali (in milioni di euro)