Un Piano straordinario per il digitale, questa la proposta di Confindustria Digitale a sostegno della digitalizzazione del Paese. Quattro gli elementi su cui puntare: Competenze, PA, Imprese e Infrastrutture. Progettualità, regolamentazione e allocazione dei fondi Ue, tra i principali nodi da sciogliere
Tanti i passi compiuti dall’Italia sulla strada del digitale: negli ultimi anni non sono mancati progetti, piani nazionali e locali, best practice e misure di legge, ma il percorso è ancora lungo. Lo sottolinea Confindustria Digitale, pronta a proporre al Paese un Piano straordinario che faccia della digital trasformation uno strumento determinante nel processo di riduzione del debito pubblico, da cui trarre risorse da investire sulla crescita. Quattro le aree di intervento su cui puntare nel nuovo Piano: Competenze, Pubblica Amministrazione, Imprese e Infrastrutture.
Una proposta a sostegno di digitalizzazione e innovazione che punta su una minore dispersione di energie e risorse e una maggiore stabilità del quadro normativo. Uno sforzo corale guidato dallo Stato che è chiamato ad intervenire in due direzioni: da un lato di chiede un aumento delle risorse e degli investimenti destinati all’innovazione digitale; dall’altro, un sostegno concreto agli investimenti privati.
Un Piano da intendere come un punto di partenza per la ripresa del Paese, ma anche e soprattutto un valido strumento per attivare sinergie tra Italia e Europa, già esistenti ma fin’ora poco sfruttate. Tra i principali nodi da sciogliere, infatti, proprio il rapporto tra Stato e Nazione in merito alla gestione delle risorse europee 2014-2020 dirette all’attuazione dell’Agenda Digitale. L’Italia progetta poco e realizza ancora meno. Lo testimoniano i dati pubblicati da OpenCoesione (febbraio 2019): le risorse messe a disposizione ammontano a 3,1 miliardi di euro; i progetti presentati sono stati 16.855 pari a 2,2 Miliardi di euro; solo il 13% è stato portato a termine, il 75% è ancora in corso e il 12% non è mai stato avviato. A pochi mesi dalla conclusione del settennio di riferimento, ci sono ancora 900 milioni di euro di cui non si conosce la progettualità e 700 milioni destinati a progetti non ancora avviati, in attesa di essere investiti. Per il Paese, il rischio di bruciare il 50% delle risorse a disposizione diventa sempre più alto.
Quattro i pilastri fondanti della proposta mossa da Confindustria per la creazione di un piano straordinario per il digitale:
Competenze: risulta necessaria la definizione di un piano nazionale di formazione digitale basato sulla promozione di politiche attive, relazioni industriali innovative e norme semplici e aperte. L’obiettivo è la costruzione di una strategia complessiva per le competenze digitali volta alla riduzione del divario digitale e all’implementazione delle tecnologie verso imprese, cittadini e PA. Uno strumento per porre un freno alla fuga di cervelli che affligge il Paese e che costa allo Stato una perdita di circa 14 miliardi all’anno, poco meno dell’1% del Pil.
Pubblica Amministrazione: Nonostante gli obiettivi raggiunti sul fronte del digitale, l’Italia è ancora lontana rispetto ai principali Paesi Ue. Lo dimostra l’ammontare della spesa digitale per ogni singolo cittadino: 85 euro contro i 186 euro della Francia, i 207 della Germania e i 323 euro del Regno Unito. Il gap è importante e va risanato. Due le principali armi su cui puntare: l’accelerazione del Piano Triennale per la digitalizzazione della PA e l’adozione di standard e criteri sulle linee guida UE per l’AI. Necessario moltiplicare le risorse finanziarie e umane e rendere strutturali gli incentivi per l’innovazione delle imprese. L’obiettivo è quello di favorire lo switch-off sulle tecnologie digitali e velocizzare l’adesione alle grandi piattaforme nazionali da parte delle PA.
Imprese: è necessario che le misure di Industria 4.0 diventino strutturali e che ne vengano rafforzare le risorse, attraverso l’attivazione di un Dipartimento permanente della Presidenza del Consiglio che si ponga come intermediario tra i vari soggetti coinvolti nel processo di digitalizzazione. L’obiettivo è quello di facilitare la partecipazione on-boarding delle imprese, lo sviluppo e la condivisione di competenze; accelerare l’accesso alle nuove tecnologie e la defiscalizzazione degli investimenti; lanciare misure a sostegno delle startup innovative.
Governace: si richiede una regolamentazione chiara e ben identificata in fatto di infrastrutture da concepire come misura strutturale già a partire dalla prossima finanziaria. Si prevede un adeguamento alla raccomandazioni impartite dagli enti internazionali e soprattutto la costruzione di una regia sapiente e autorevole da porre alla guida del processo di cambiamento, investendo nella formazione e nel rafforzamento di uno staff di professionisti qualificati.
A pieno regime, la PA Digitale potrebbe portare fino a 25 miliardi di euro nelle casse pubbliche, da unire ai 25 miliardi di euro di risparmi derivanti dall’accelerazione del Piano triennale di digitalizzazione della PA, determinante per la semplificazione dei processi e la riqualificazione degli sprechi.