9 Marzo 2021

Istat: Censimento permanente della popolazione, la condizione professionale in Italia

Al 31 dicembre 2019, il mercato del lavoro in Italia continua a soffrire di un forte divario territoriale e di genere. Il Mezzogiorno fa segnare i più bassi livelli di occupazione e i più alti di disoccupazione. In crescita la percentuale di donne lavoratrici, ma il gap uomo-donna si attesta al 17%.

Continua l’attività di diffusione dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni condotta dall’Istat. I dati resi disponibili riguardano gli anni 2018-2019 e sono stati ottenuti attraverso due indagini annuali sul territorio su un campione di circa 2.800 comuni.

A queste indagini si affianca l’utilizzo di numerose fonti amministrative integrate, con l’obiettivo di consolidare i risultati annuali riferiti alla totalità dei comuni italiani.

Di seguito, una sintesi dei principali risultati sulla condizione professionale in Italia.

Rispetto al censimento 2011, al 31 dicembre 2019, si registra un calo di inattivi, pensionati e casalinghe, mentre il numero degli studenti rimane stabile. Tra la popolazione residente di 15 anni e più20 le forze di lavoro sono il 52,5% (50,8% al Censimento 2011), gli inattivi il 47,5% (49,2% nel 2011), gli occupati il 45,6% (45,0% nel 2011), i disoccupati il 6,9% (5,8%).

Stabile la geografia dell’occupazione: dati negativi per le regioni del Mezzogiorno che continuano ad attestarsi su valori al di sotto della media nazionale (45,6%), con i primati negativi di Campania (37,3%), Calabria(36,5%) e Sicilia(34,9%). La Liguria presenta un dato analogo al valore Italia. Buoni i numeri fatti registrare dalle ripartizioni territoriali del Nord e del Centro, in cui sono ben undici le regioni che presentano quote di occupati sopra la media nazionale. Le percentuali più elevate sono quelle di Trentino-Alto Adige (55,6%, di cui 58,8% nella provincia autonoma di Bolzano e 52,6% in quella di Trento), Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia con valori compresi tra 51,7% e 51,0%.

Rispetto all’ampiezza demografica, nei comuni fino a 5mila abitanti la quota di occupati si attesta intorno alla media nazionale (45,6%), supera il 46% in quelli da 5mila a 20mila abitanti (più del 46%) e raggiunge il
valore più alto (46,8%) nei comuni tra 90mila e 100mila residenti.

Donne e mercato del lavoro

Nel 2019 la componente femminile sale al 42,4% rispetto al 41,8% fatto segnare nel 2011. La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro è confermata dalla variazione registrata tra il 2011 e il 2019, pari a +1,7% per gli uomini (+233.895) e a +4,3% per le donne (+410.736).

Tuttavia, tale incremento non basta a superare lo storico squilibrio di genere. Guardando al tasso di occupazione, a fronte di una media nazionale di 45,6%, il valore femminile si attesta al 37,4%, mentre quello maschile al 54,4%. Rispetto al tasso di disoccupazione la situazione si inverte: le donne che cercano attivamente un lavoro sono il 15,1% contro l’11,6% degli uomini. Lo stesso si verifica rispetto al tasso di inattività che è pari al 56,0% per le donne e al 38,5% per gli uomini.

Il tasso di occupazione femminile più alto si registra nel Nord-est con un dato del 44,0% contro il 37,2% della media nazionale. A livello regionale, è il Trentino-Alto Adige a detenere il primato, con 49,3 donne occupate su cento. Ci sono poi altre undici regioni, principalmente del Nord e del Centro, in cui i valori sono superiori al dato nazionale (37,4%): tra queste spiccano Valle d’Aosta (45,8%), Emilia-Romagna (44,5%) e Veneto (43,1%).

Il tasso di occupazione più basso si registra nelle Isole maggiori, con una percentuale del 27,6%. A livello regionale, le performance peggiori sono quelle di Sicilia (25,3%), Campania (26,6%), Puglia (28,1%) e Calabria (28,4%). Sebbene nel periodo 2011-2019, il Sud Italia abbia fatto registrare l’incremento maggiore con un +2,1%.

Guardando al tasso di disoccupazione femminile, la situazione risulta la medesima: il Nord-est si attesta sul valore del 9,8%, nettamente inferiore rispetto alla media nazionale pari al 15,1%. I valori più elevati si registrano ancora al Sud e nelle Isole che contano percentuali rispettive del 22,8% e del 37,3%. Tuttavia, il Sud è l’unica ripartizione territoriale in cui il tasso di disoccupazione registra un decremento, passando dal 23,8% del 2011 al 22,8% del 2019.

A livello provinciale, i tassi di occupazione femminile più alti si hanno a Bologna e Parma (46,2% e 45,9%), quelli più bassi a Caltanissetta (22,3%) e Agrigento (23,3%).