In Italia, è boom di eco-investimenti: quasi un’azienda su tre ha investito nella svolta ecologica. È quanto emerso dal rapporto GreenItaly di fondazione Symbola e Unioncamere: oltre 432mila le imprese che, al 2019, si sono convertite alla green economy; è il dato più alto di sempre. Che tipo di impatto eserciterà sul tessuto economico e imprenditoriale italiano? Scopriamolo.
Imprese italiane in corsa verso la green economy, lo rivela la decima edizione del rapporto GreenItaly realizzato da fondazione Symbola e Unioncamere. A trainare il sistema imprenditoriale italiano sulla strada del green, le oltre 432 mila imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno effettuato eco-investimenti nel periodo 2015-2018 o che prevedono di effettuare investimenti in prodotti e tecnologie ecologiche entro il 2019. Obiettivo primario: ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.
- Nel 2019, è record di investimenti
Ad imboccare la strada della sostenibilità, dando una svolta green alla produzione, quasi un’azienda italiana su tre, 90mila in più rispetto all’anno scorso. Le imprese che, negli ultimi 5 anni, si sono convertire all’economia sono 371 mila, di cui oltre 31.00 solo nel 2015 (+36% rispetto al 2014). Il boom nel 2019 che ha fatto registrare il tasso di eco investimenti più alto di sempre, con una quota di imprese pari al 21,5% e un +7,2% rispetto a quanto registrato nel 2011. A far contare il maggior numero di imprese green, il settore manifatturiero con un’incidenza del 35,8%.
A puntare in modo più convinto sull’economia sostenibile, la Lombardia in cui sono ben 77.600 milioni le imprese che hanno effettuato eco-investimenti nel periodo 2015-2018 e/o che investiranno nel 2019 in prodotti e tecnologie green. Seguono il Veneto, con 42.963 milioni di imprese e il Lazio, in cui se ne contano 40.410 milioni. Bene anche per Campania, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Sicilia tutte al di sopra dei 26 milioni di euro. Ultime posizioni per Basilicata (3.863 milioni), Molise (2.480), Valle d’aosta (1.085).
- Occupazione e lavoro
La scelta di convertirsi alla green economy comporta importanti risvolti non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e occupazionale: sono 3,1 milioni, infatti, i Green Jobs oggi attivi in Italia, pari al 13,4% degli occupati complessivi a livello nazionale. Un dato, questo, che promette ancora di migliorare: rispetto all’anno precedente, nel 2018, l’occupazione green è cresciuta di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali. Un aumento, questo, imputabile anzitutto alla comparsa di nuove tipologie di produzioni che richiedono l’impiego di persone altamente qualificate (ingegneri energetici, agricoltori biologici ecc…) che sappiano trarre forza dal connubio tra ambiente e innovazione. Stando alle previsioni contenute nel rapporto, entro 5 anni, l’economia circolare e sostenibile sarà in grado di offrire un’opportunità di lavoro su 5, sia nel settore privato che in quello pubblico.
- Export e internazionalizzazione
Per le aziende, scegliere di investire nel green, significa anche ottenere importanti vantaggi competitivi sia in termini di export che di innovazione. Secondo il rapporto, infatti, le “imprese verdi” hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano. Guardando al settore manifatturiero, ad esempio, si noterà che il 51% delle imprese eco-investitrici ha fatto segnare un incremento dell’export nel 2018, contro il più ridotto 38% di quelle che non hanno investito. Inoltre, si tratta di imprese che innovano più delle altre: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 61% delle non investitrici.
- Le imprese under 35, tra i principali investitori
Sono le imprese under35, quelle più attente al sostenibile. Ad investire in prodotti e tecnologie green, il 47% contro il 23% dell over 35. La green economy, inoltre, risulta essere connessa anche al grado di cura sociale esercitato dalle aziende: il 56% delle imprese green sono imprese coesive, che investono cioè nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza attraverso la collaborazione con gli altri attori del territorio (altre imprese, stakeholder, organizzazioni non profit, ecc.).
- La corsa al rinnovabile
L’attenzione nei confronti dell’economia circolare, nell’ultimo decennio, è andata via via aumentando, tanto da assistere ad una vera e propria esplosione del rinnovabile. Lo testimoniano i dati sul fotovoltaico: se nel 2009, si contavano 71 mila impianti, per una potenza complessiva di poco più di 1000 MW, oggi se ne contano 820mila, con una potenza che supera i 20.00 MW. La quota di denaro investita in rinnovabili nell’ultimo decennio, è pari a 2.600 milioni di dollari, di cui 1.300 nel solare e mille nell’eolico. Cifre ampiamente positive che fanno posizionare l’Italia al settimo posto al mondo per valore di investimenti, dopo Cina, Usa, Giappone, Germania, Gran Bretagna e India.
- In Italia, leader europea in sostenibilità
Le buone pratiche delle aziende italiane, hanno condotto l’Italia ad assumere la posizione di leader europeo in fatto di sostenibilità. I dati parlano chiaro: con il 79% dei rifiuti totali avviati a riciclo, siamo il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali eccetera), con un’incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 38%) e superiore rispetto a tutti gli altri grandi paesi europei(Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43).