2 Aprile 2021

Gli scenari economici dell’Italia per il 2030: la ripresa è possibile, ma solo sfruttando a pieno Next Generation EU

Nel 2030 il Pil italiano potrà segnare un balzo di oltre dieci punti percentuali rispetto al 2019, con una crescita media nei dieci anni vicina al 2%. Sono le stime contenute nell’ultimo rapporto di previsione (marzo 2021) di Prometeia, che avverte: l’obiettivo è realizzabile, ma solo se i fondi del Next Generation Eu verranno sfruttati in modo efficiente.

Gli effetti della crisi

La pandemia ha duramente colpito l’economia del nostro Paese, lasciandoci in eredità la peggiore recessione in tempi di pace, con una caduta dell’8,9% del Pil nel 2020. In un anno, l’Italia ha fatto registrare la perdita di 150 milioni di euro di Pil, 108 miliardi di consumi, 435mila occupati in meno, e un indebitamento pubblico di 156,3 miliardi, ben 128.4 miliardi in più rispetto al 2019.

Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto di previsione di Prometeia sui possibili scenari di ripresa economica dell’Italia, con orizzonte al 2030.


Il contributo delle politiche di sostegno

Le risorse mobilitate attraverso le politiche di sostegno attivate per contenere gli impatti della pandemia – i 108 miliardi (6,6 % del PIL) per il 2020 e gli 85 miliardi messi a disposizione per il 2021 – hanno contribuito e contribuiranno ad arginare gli effetti della crisi. A queste risorse, va sommato il contributo del Next Generation EU, che Prometeia quantifica in circa 10 miliardi per il 2021 e 209 miliardi di euro da spendere in sei anni.

Per l’Italia – si legge nel Rapporto – “si stima che le spese aggiuntive (dunque non quelle già programmate) finanziate con questi fondi siano pari a 120 miliardi, utilizzando tutti i sussidi a fondo perduto disponibili (81 miliardi) e circa 40 miliardi di prestiti, cui si ricorrerebbe però solo a partire dal 2024. Un ammontare totale in linea con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che tuttavia è ancora in corso di definizione”.

Il contributo alla domanda sarà in media di un punto di Pil all’anno, che si andrà a sommare al rimbalzo post-pandemia e alle politiche fiscali del governo italiano. Lo stimolo sarebbe importante ma non sufficiente a permettere un pieno recupero dei livelli pre-crisi prima del quarto trimestre 2022.

Faremo peggio di altri paesi (Germania e Francia) ma molto meglio rispetto alle due crisi passate, quando i livelli pre-crisi non erano ancora stati recuperati nel 2019, a oltre 10 anni dallo scoppio della prima.


Gli scenari al 2030

Prometeia ipotizza due nuovi scenari con orizzonte al 2030 strettamente legati alle modalità di utilizzo dei fondi del Next Generation EU, fondamentale strumento non solo per uscire dalla crisi, ma anche e soprattutto nel medio termine per avviare l’ammodernamento infrastrutturale, materiale e immateriale, del sistema produttivo e imprenditoriale del Paese.

Scenario 1

Il primo scenario, vede un utilizzo strategico delle risorse del NGE accompagnato dalla messa in campo di riforme economiche e dalla riallocazione di fondi verso i settori più innovativi con l’obiettivo di stimolare la ripresa della produttività. In questo scenario, nel 2030 il livello del Pil italiano potrebbe essere al di sopra di quello del 2019 del 10,5%, con un debito pubblico al 135% del Pil: una prospettiva cautamente ottimista che, nella seconda metà del decennio, vede una crescita del Pil pro-capite in linea con quella dei maggiori paesi dell’area.

Scenario 2

Il secondo scenario vede un utilizzo dei fondi non strategico, inteso come un’esperienza a termine non accompagnata da riforme strutturali. In un simile contesto, caratterizzato da una mancanza di visione a medio termine, l’Italia non avrebbe alcuna possibilità di recuperare il gap di crescita progressivamente formatosi negli ultimi 25 anni.

Secondo il Prometeia, il Pil sarebbe superiore al livello 2019 solo del 5,8%, con il debito pubblico ancora al 151% del Pil. Uno scenario non drammatico, ma tale comunque da relegarci, forse definitivamente, tra le economie deboli dell’area.