Piccole e medie imprese rappresentano l’ossatura del sistema imprenditoriale italiano. Ma fare impresa in Italia significa affrontare un percorso pieno di ostacoli. Quali sono i principali? Ce lo rivela un’indagine condotta da ProntoPro su 2000 professionisti e titolari italiani, sul grado di soddisfazione nei confronti delle istituzioni locali e nazionali. La Calabria, tra le regioni con il punteggio più basso.
In Italia, lo spirito imprenditoriale rischia di essere soffocato dai tanti ostacoli che si frappongono tra gli imprenditori e l’effettiva possibilità di aprire una propria attività, sul proprio territorio e reperendo tutte le risorse necessarie. Le resistenze degli italiani nel fare impresa nel proprio Paese sono tante, difficili da combattere e legate, in particolar modo, al senso di abbandono generato dalle istituzioni, nonché a quello di incertezza e insicurezza legato alla macchinosità della burocrazia e al peso dell’elevata tassazione.
A far luce sul grado di soddisfazione di titolari di piccole e micro imprese nei confronti delle istituzioni locali e nazionali, l’Osservatorio di ProntoPro attraverso un’indagine su 2000 professionisti. L’insieme delle risposte pervenute da 18 regioni su 20 ha consentito di tracciare una panoramica delle regioni e delle province migliori e peggiori del Paese rispetto al supporto percepito dalle istituzioni locali e nazionali, al sistema burocratico, alla gestione delle tasse e alle aspettative per il futuro.
L’indagine ha visto il coinvolgimento di un campione molto eterogeneo di lavoratori, impiegati in più di 500 categorie di servizi, di età compresa tra i 20 e i 60 anni, con contratti part-time o full-time, il 95% dei quali a capo di un’attività con cinque o meno di cinque impiegati. Una scelta affatto casuale, mossa dalla consapevolezza che le piccole e medie imprese rappresentano oltre il 90% della totalità delle imprese in Italia.
I risultati ottenuti sono complessivamente negativi. Molte delle metriche valutate hanno ricevuto un punteggio insufficiente. Ad emergere in modo immediato, la mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni locali e del governo, percepite come un ostacolo più che come un alleato lungo l’intero stivale. I dati parlano chiaro: il supporto delle Province viene percepito come insufficiente dal 53.70% delle imprese, scarso dal 23.9%; intermedio dal 16.35% e buono solo dal 5.01%. Quello dato dalle Regioni, è insufficiente per il 51.25% delle imprese, scarso per il 24.11%; intermedio per il 17.12%, buono per il 5,49%. I dati più negativi sono connessi tuttavia alla percezione nei confronti del sostegno da parte dello Stato. A ritenerlo insufficiente è il 58.23% delle imprese; è scarso per il 24.11%, intermedio per il 12.83%, buono per il 3.40%. A giudicarlo eccellente, solo l’1,43%.
Elevata anche la negatività rispetto alla possibilità di avviare un’attività nella propria regione. Oltre il 41,65% dei professionisti ritiene molto difficile avviare un’attività nella propria zona di residenza, contro un 10% che valuta abbastanza o molto semplice dar vita ad un nuovo business. A scoraggiare l’avviamento di una nuova attività anche e soprattutto la burocrazia necessaria, tanto che a ritenerla macchinosa è il 57,16% degli intervistati. Intervenire su snellimento e semplificazione rappresenta un importante punto di partenza per il miglioramento del sistema imprenditoriale italiano. Particolarmente critico poi, il giudizio sulla tassazione percepita come un ostacolo dal 79,77% dei professionisti, non solo rispetto all’ammontare delle tasse, ma anche alla gestione del gettito fiscale.
A porre un freno alla spinta imprenditoriale degli italiani, anche la scarsa conoscenza delle possibilità e degli strumenti formativi offerti. I programmi di formazione messi a disposizione dagli enti locali non vengono sufficientemente pubblicizzati. Il rapporto tra professionisti, programmi ed eventi di networking risulta infatti molto problematico: sebbene il 70% degli intervistati si sia dichiarato interessato e ritenga utili eventi e programmi di formazione e networking, a non essere a conoscenza dell’esistenza di percorsi formativi sul proprio settore e nel proprio territorio è ben il 61.9% dei titolari campionati. A generare malcontento, anche il livello di digitalizzazione delle amministrazioni di riferimento: il 71.90% dei professionisti ritiene infatti che i siti web siano pochi chiari e poco esaustivi. Eppure le potenzialità del web non sono da sottovalutare: il portale istituzionale, infatti, oltre che fare da vetrina alle attività e ai servizi offerti da ciascun ente, potrebbe trasformarsi in uno strumento prezioso per gli imprenditori, diventando fonte di informazione su regolamentazioni, iter di richiesta per determinate licenze, agevolazioni fiscali, bandi per l’imprenditoria e corsi di formazione.
Da un’attento sguardo ai risultati regionali e provinciali, si noterà come, sebbene il malcontento sia diffuso lungo tutta la penisola, nelle regioni del sud il grado di insoddisfazione risulti più elevato. Si guardi, ad esempio, al caso della Calabria, ultima in classifica, insieme a Campania e Sicilia con un voto complessivo pari a 4. Il quadro regionale sembra sostanzialmente confermare i risultati prima delineati. A raggiungere la sufficienza, solo la valutazione rispetto ai livelli di digitalizzazione raggiunti. Seguono, con 5 punti la burocrazia e le aspettative per il futuro. Scendono di un punto, i punteggi sulla possibilità di operare sul territorio e di ricevere supporto da parte delle istituzioni. Gravemente insufficiente, poi, la valutazioni sull’offerta formativa, con 3 punti su 10.