Lo scoppio dell’emergenza Covid ha condotto alla creazione di nuove faglie di iniquità e di disuguaglianze sociali e territoriali in un’Italia già storicamente segnata da profondi e incolmabili divari, mostrandosi come un'”epidemia asimmetrica” che risparmia alcune fasce della società e mette in crisi alcuni territori più di altri. In questo contesto, che ruolo gioca la sanità pubblica? Di quante risorse dispone per contrastare il virus? Funziona?
L’emergenza sanitaria ha fatto prepotentemente riemergere i nodi scoperti del Paese, facendo luce in particolare sulle asimmetrie sociali, sanitarie e territoriali. Nella società, non tutti hanno pagato lo stesso prezzo dall’avanzare dell’emergenza. A farne le spese, sono state principalmente le fasce più deboli, le meno rappresentate e tutelate, quindi poveri, disoccupati, donne, anziani e giovani. Meno permeabili sono risultati i ceti dirigenti, i professionisti, e gran parte degli impiegati pubblici.
Dal punto di vista sanitario, invece, è apparso fin da subito chiaro che “i sistemi sanitari, la dotazione, l’efficienza, la qualità e la resilienza delle strutture ospedaliere e non, le capacità del personale sanitario non sono uguali dappertutto. Al contrario, esistono scandalosi e insostenibili divari quanti-qualitativi tra un sistema e un altro e tra un luogo e un altro”. L’inefficienza e l’insufficienza dei presidi appare particolarmente evidente proprio nelle aree in cui più forte è la presenza di soggetti deboli e dunque più esposti al virus e alle sue conseguenze. Ci riferiamo anzitutto al Mezzogiorno, dove “il diritto costituzionale di un ammalato ad essere ben curato, indipendentemente dalle condizioni economiche e dal luogo di residenza, sembra essere tutt’altro che garantito”.
“Proprio al Sud, la minaccia esterna rappresentata dal virus si accoppia alla persistente e altrettanto insidiosa minaccia interna rappresentata da sistemi sanitari endemicamente inadeguati per fronteggiare i bisogni ordinari di cura e tutela della salute”.
A fronte di un quadro tanto critico, una domanda sorge spontanea: “che impatto potrebbe avere una diffusione intensa del Covid-19, o di un virus simile nel Mezzogiorno, ossia nell’area socialmente più permeabile e con strutture e assetti socio-sanitari più fragili? Con che dotazioni potrebbe contrastare la pandemia? Quali risorse materiali e umane appropriate potrebbe mobilitare per far fronte all’emergenza?
Se lo è chiesto l’economista Domenico Cersosimo nell’articolo”Ammalarsi, dove? L’Italia delle disuguaglianze sanitarie”- pubblicato sul blog “L’Antivirus, dialoghi oltre la quarantena” – un’attenta riflessione sull’emergenza sanitaria nel Mezzogiorno prima e dopo il Covid-19 e sulla necessità di ripensare profondamente il modello organizzativo della tutela attiva della salute.