Il Covid-19 si espande a macchia d’olio facendo dell’Italia il secondo Paese al mondo, dopo la Cina, per numero di decessi e contagi. Il carattere umanitario rimane prioritario, ma gli effetti sull’economia non sono da sottovalutare: il rischio è che l’epidemia porti l’Italia alla paralisi. Confindustria ha avviato un’indagine on-line su un campione di oltre 5.500 imprese per far luce sui primi impatti sull’attività economia e produttiva. Qui, i primi risultati.
“Dal momento in cui l’OMS ha annunciato ufficialmente la diffusione del nCov-2019, l’opinione pubblica è stata catalizzata quasi totalmente da questo tema. Il carattere umanitario dell’epidemia resta di gran lunga l’aspetto più urgente da trattare, ma purtroppo non è l’unico. Sin da subito gli analisti economici e gli imprenditori hanno manifestato importanti preoccupazioni, inizialmente legate esclusivamente ad un eventuale rallentamento della Cina e agli effetti che avrebbe potuto provocare sulle prospettive di crescita dell’economia mondiale e, di conseguenza, di altre economie aperte come l’Italia. Le iniziali preoccupazioni si sono poi trasformate in paura con la conferma dei primi contagi avvenuti in Italia. Il già di per sé gravissimo e inedito problema della Cina è così passato del tutto in secondo piano mentre l’emergenza sanitaria catalizzava su di sé le attenzioni e le apprensioni dell’opinione pubblica nazionale“.
In questo contesto Confindustria ha avviato un’indagine tramite un questionario online per ascoltare le imprese italiane (associate e non) e capire quali fossero i primi impatti sull’attività economica e produttiva. L’elevato grado di preoccupazione ha fatto sì che la partecipazione all’indagine fosse molto elevata; ad oggi hanno risposto oltre 5.500 imprese (l’analisi qui riportata si basa su più di 4.000 risposte, che si riducono a 3.171 dopo la pulizia dei dati). Il clima emergenziale ha anche influito sulla composizione del campione che, per sua natura, non può considerarsi statisticamente rappresentativo della popolazione di imprese italiane ma altamente indicativo di come venga percepita l’emergenza stessa su scala territoriale e settoriale.
Primo risultato dell’indagine è la conferma che la diffusione del Covid-19 in Italia abbia relegato del tutto in secondo piano le già di per sé molto gravi problematiche legate all’epidemia in Cina. Più in particolare, dall’analisi dei risultati emerge che il 65% dei rispondenti ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia. La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 70%.
L’impatto è risultato pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 99% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi, nonché per tutte le attività legate ai servizi di trasporto. Per la manifattura, il 60% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi, con problemi più evidenti per il settore dell’abbigliamento e della lavorazione dei pellami, della chimica e dell’elettronica.
La diffusione del Covid-19 in Italia ad oggi sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 27% dei rispondenti; più esiguo (6%) il numero dei rispondenti che hanno subito solo effetti legati al danno degli input produttivi, anche se va detto che quasi il 20% dei rispondenti ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
Per quanto riguarda l’entità del danno relativa al fatturato, oltre al 35% delle imprese che hanno partecipato all’indagine non hanno subito danni, ce ne sono circa il 25% che ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale. Il 17% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale. C’è circa un 10% delle imprese che già teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale. Data l’elevata incertezza molte imprese non si sentono ancora di poter rispondere.
Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria a seguito della diffusione del Covid-19.
Dall’indagine condotta è emerso anche che il 24% dei rispondenti ha subito danni per mancata partecipazione/cancellazione di fiere ed eventi promozionali.
FONTE: Confindustria