20 Giugno 2019

Bankitalia, l’economia della Calabria cresce: bene export e turismo, ma divario economico e povertà restano ampi

2018 mediamente positivo per l’economia calabrese. A sostenerlo, il report “L’economia della Calabria” curato dalla Banca d’Italia. Bene i settori turismo e export ma i ritardi su produttività e occupazione preoccupano: il divario economico rispetto al resto d’Italia è ampio e la povertà delle famiglie calabresi aumenta

L’economia calabrese è in crescita. Lo testimoniano i dati contenuti nel report 2018 “L’economia della Calabria”, realizzato dalla filiale di Catanzaro della Banca d’Italia e incluso nella serie “Le economie Regionali“, documento teso a fornire un quadro completo e dettagliato sugli aspetti territoriali dell’economia italiana.

L’attività economia calabrese – tra il 2007 e il 2014, in corrispondenza della crisi – ha subito una contrazione sul valore aggiunto pari al 12,9% (-7,7% nella media italiana). A partire dal 2015, mentre l’economia italiana sperimentava una fase di ripresa più sostenuta (4,6%) –  quella calabrese, è stata interessate solo da un lieve recupero (1,8%). La dinamica positiva, seppur moderata, sembra essersi confermata anche nel 2018, anno in cui la Calabria ha continuato a crescere, anche se più lentamente rispetto al 2017. Il rallentamento è relativo soprattutto a consumi, investimenti e mercato del lavoro.

La Calabria sembra presentare un quadro complessivamente positivo, ma le criticità non mancano: la produttività calabrese stenta a decollare e i tassi di occupazione rimangono ancora bassi costringendo le famiglie calabresi a tassi di povertà diffusa e superiori rispetto a qualsiasi  altra regione italiana. I divari economici nazionali sono ancora ampi e la ripresa ciclica intrapresa a partire dal 2015, risulta insufficiente a sanarli. I comparti su cui intervenire sono molti, tra i più critici si segnalano produttività e occupazione.

  • LE IMPRESE

Il settore agricolo assume un peso rilevante per l’economia della Regione. Basti pensare che ad esso si deve circa il 6% del valore aggiunto (oltre il doppio del corrispondente dato nazionale) e che vi trovano impiego il 15% circa degli occupati, incidenza più alta tra le regioni dello stivale. Rispetto al 2017, il valore aggiunto del settore agricolo risulta sostanzialmente invariato. La produttività rimane ancora bassa e, nonostante un importante sostegno pubblico, la spesa per gli investimenti risulta minima. Le risorse assegnate dal bilancio comunitario – che rappresentano la quota più consistente dell’intervento pubblico – sono infatti riservate solo in minima parte agli investimenti; la maggior parte delle risorse comunitarie è destinata al sostegno al reddito degli agricoltori. In più, nel periodo 2005-2017, il settore agricolo è stato interessato da una complessiva riduzione quantitativa delle produzioni agricole che, a differenza di quanto avvenuto nel resto d’Italia, non è stato compensato da un aumento dei prezzi.

Nell’ambito del settore industriale, la produttività ha continuato ad espandersi, seppur con un’intensità minore rispetto a quella del 2017. I comparti che hanno fatto registrare i migliori risultati sono quello alimentare e quello delle utilities. Le industrie dalle performance peggiori sono state quelle connesse all’edilizia residenziale,  frenata dall’elevato livello di invenduto e dai bassi livelli di investimento in opere pubbliche da parte delle amministrazioni. Nonostante il rallentamento verificatosi, le imprese calabresi si dicono ottimiste per il 2019 e prefigurano un’espansione più sostenuta dei ricavi. Pessimistiche, al contrario, le previsioni sugli investimenti.

Positivi, invece, i risultati relativi all’attività economica nel settore dei servizi, protagonista di una lieve crescita verificatasi, soprattutto, nelle aziende di maggiori dimensioni (20 addetti). Grazie all’aumento dei flussi turistici presso le strutture ricettive – cresciuti del 2,7% – il settore turistico si è confermato tra i più dinamici del 2018. Ad incidere più significativamente sulla dinamica positiva, la quota dei turisti stranieri – salita del 23%- e la loro spesa nella regione. Buono anche il quadro relativo agli scambi con l’estero che vede le esportazioni delle aziende calabresi continuare il trend positivo in atto da quattro anni in tutti i principali settori di specializzazione regionale.

Nel corso del 2018, il numero di aziende che operano sul territorio è rimasto sostanzialmente invariato. L’aumento delle attività connesse all’agricoltura e al terziario è stato bilanciato dalla diminuzione degli operatori nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni.

  • IL MERCATO DEL  LAVORO

Continua il trend positivo anche per l’occupazione regionale, in crescita per il terzo anno consecutivo e in risalita fino al 42,2 %, contro un 40,8% fatto registrare nel 2017. La crescita dell’occupazione si è concentrata soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, in corrispondenza con la stagione turistica favorevole, e ha riguardato in maggior misura gli autonomi. Un lieve calo ha interessato l’ultima parte dell’anno. Nonostante i trend siano positivi per la Calabria, tutti gli indicatori relativi al mercato del lavoro continuano ad attestarsi al di sotto dei livelli del resto del Paese. Permane, inoltre, la bassa capacità di assorbire i laureati dimostrata dal sistema produttivo calabrese. L’aumento dell’occupazione, infatti, è da attribuire solo agli individui in possesso di titoli di studio inferiori o pari al diploma.

  • LE FAMIGLIE

Nel 2018 la ripresa del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie avviatasi nel 2015 è proseguita, anche se con minore intensità. Nonostante la ripresa dei redditi, la Calabria continua però a caratterizzarsi per livelli di povertà e disuguaglianza elevati, che risultano strettamente connessi alla diffusa mancanza di occupazione. In base ai dati Istat più recenti, relativi al 2017, la quota di famiglie calabresi in povertà assoluta, ovvero con un livello di spesa mensile inferiore a quello necessario per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile, si attesta su livelli nettamente superiori al resto del Paese. Rimane accentuato il sostegno ai redditi derivante da trasferimenti pubblici, quali ad esempio il Reddito di inclusione, ora sostituito dal Reddito di cittadinanza. I consumi delle famiglie continuano una lieve crescita, sostenuti, soprattutto, da un ampio ricorso al credito.

  • IL MERCATO DEL CREDITO

Passi in avanti anche rispetto alla razionalizzazione della rete territoriale degli intermediari e di potenziamento dei canali telematici per l’accesso ai sevizi bancari, avviatosi a partire dal 2008. La diffusione di tali canali ha determinato una più ampia diversificazione dei sistemi di pagamento. Nonostante ciò, l’utilizzo del contante in Calabria rimane più elevato che nel resto d’Italia.

In diminuzione, i prestiti al settore privato non finanziario. Si rafforza, al contrario, l’espansione dei depositi bancari. Migliora, inoltre, la qualità del credito, soprattutto per le imprese, e ne diminuisce ulteriormente il costo, nonostante si attesti comunque a livelli superiori rispetto al resto del Paese.

  • LA FINANZA PUBBLICA

La pesante situazione debitoria e i numerosi disavanzi di bilancio che affliggono gli enti territoriali calabresi, ne limitano in modo importante l’attività. Nonostante ciò, la spesa corrente primaria degli enti territoriali calabresi nel 2018 è aumentata del 2,7 %. La sanità, di competenza della Regione, rappresenta la principale destinazione della spesa primaria corrente. Le pesanti criticità fatte segnare dal settore, hanno reso necessario l’intervento del Governo con il cosiddetto “Decreto Calabria” (DL25/2019), in cui sono previste alcune misure emergenziali della validità di 18 mesi.

In aumento, anche le spese in conto capitale degli enti territoriali che, nel 2018, hanno fatto registrare un +10,8%. La crescita ha toccato solo la Regione, come conseguenza dell’accelerazione del Programma operativo regionale 2014-2020. Comuni e Province, a causa della difficile situazione economico-finanziaria nella quale versano, invece, hanno subito un calo. L’aumento delle spese è stato indirizzato principalmente al sostegno di famiglie e imprese. In calo, gli acquisti di beni e servizi (-1,6%).